BARICITINIB RALLENTA SIGNIFICATIVAMENTE LA PROGRESSIONE DEL DANNO ALLE ARTICOLAZIONI

I REUMATOLOGI EUROPEI: LA DIAGNOSI DI ARTRITE REUMATOIDE DEVE FARE MENO PAURA

Madrid, 15 giugno 2017 –Dolore e senso di fatica sono i due più importanti e invalidanti sintomi riferiti dai pazienti con artrite reumatoide, che possono perdurare nonostante le terapie. In una analisi dello studio RA-BEAM presentata al Congresso dei Reumatologi Europei EULAR, baricitinib, l’innovativa small molecole, inibitore selettivo di JAK 1 e 2 (Janus chinasi) ha mostrato una particolare capacità proprio di controllare questi due sintomi nello scardinare proprio questi due sintomi, che risultano essere tra i più resistenti ai trattamenti e che influiscono più pesantemente con le attività quotidiane e lavorative. 

Sappiamo che circa 6 milioni di persone in Italia soffrono di malattie reumatiche e oltre 400mila sono affette da artrite reumatoide.  Questi pazienti hanno una caratteristica sensazione di rigidità e dolore prevalentemente mattutina che in molti casi diventa un invalidante e costante compagno di vita. La maggior parte dei pazienti affetti da artrite reumatoide sono donne tra i 35 e i 50 anni, nel pieno della loro vita sociale, relazionale, professionale che spesso impiegano anni prima di ricevere la giusta diagnosi o la terapia più adeguata.

“La valutazione dell’impatto  del dolore sta assumendo un ruolo sempre più importante nella percezione della gravità della malattia: una indagine della Rheumatology Patient Foundation americana  riferisce che il 68% dei malati non aveva neanche un giorno al mese senza dolore e solo un quarto degli intervistati ha confermato che la rigidità articolare mattutina migliorava nelle ore successive, mentre  per la maggior parte  perdurava costantemente”  spiega il Professor Luigi  Sinigaglia dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’Istituto Gaetano Pini di Milano “Nello studio RA-BEAM il dolore è stato misurato con un questionario con una scala specifica di valutazione del dolore (VAS-PAIN) ed è stato somministrato un questionario specifico chiamato WPAI-RA (Work Productivity and Activity Index) che valuta il livello di compromissione della vita attiva e la produttività del paziente-lavoratore in termini di assenteismo e presenteismo (quel fenomeno per cui la persona è presente al lavoro ma la sua performance viene compromessa dallo stato di malattia)”. 

Gli aspetti di valutazione del questionario sono molteplici: da quelli generali sino alla valutazione di singole funzioni come stare in piedi o svolgere attività specifiche. Lo studio ha evidenziato un calo del  30% dei sintomi dolorosi nelle attività quotidiane già dalla prima settimana di trattamento che si associava al miglioramento del 30% delle performance nelle attività lavorative (P. <0.001) con effetti positivi già alla 12ma settimana di trattamento. (*)

“Si tratta di un aspetto molto importante.” prosegue il Professor Sinigaglia “Non va dimenticato che molti pazienti sono nel pieno della propria attività lavorativa, offrire quindi una terapia efficace significa spesso offrire la possibilità di continuare a inseguire i propri obiettivi. Questo è possibile ancor di più grazie alle nuove molecole come baricitinib: sino a pochi anni fa tra il 32 e il 50%  dei pazienti perdeva il lavoro entro dieci anni dalla diagnosi.(**). Le terapie attualmente disponibili sono invece in grado di migliorare la capacità lavorativa di migliorare il dolore e raggiungere l’obiettivo della remissione.”. 
“Il lavoro è un pilastro del benessere e dell’equilibrio delle persone con una malattia cronica “ricorda 
Silvia Tonolo Presidente di ANMAR che aggiunge: “proprio le persone con artrite reumatoide lavorano 53% in meno rispetto alla popolazione generale.  Terapie più efficaci, maneggevoli e sicure permettono oggi di ridurre significativamente il danno alle articolazioni e migliorano il ‘funzionamento’ complessivo della persona”.

Sintomi come fatica e dolore continuano ad essere i maggiori ostacoli dei pazienti sul luogo di lavoro, anche se la malattia impatta praticamente in tutte le attività quotidiane, a partire dalle cure personali.

“L'impatto emotivo talora compromette aspetti fondamentali della vita, con il 40% dei pazienti che riporta conseguenze negative sui rapporti di coppia. Sono i risultati dell'indagine  “RA MATTERS”presentata all'EULAR 2017, che ha coinvolto 6208 partecipanti in 8 paesi, ha rivelato informazioni importanti anche per ciò che riguarda la gestione e le decisioni sul trattamento”  prosegue Tonolo “molti pazienti sono convinti che la malattia sia una barriera alle ambizioni del futuro. Anche perché il suo andamento è spesso imprevedibile: alcuni godono di lunghi periodi di inattività della malattia che possono poi rimanifestarsi in maniera inaspettata, altri invece mostrano un alto livello di attività, con sintomi costanti che possono durare per mesi. Queste fluttuazioni possono portare a stress, senso di perdita di controllo e di speranza per il futuro e condanna i malati ad un progressivo isolamento. Restituire anni di vita di qualità e permettere la totale realizzazione sia personale che professionale è ormai un obiettivo raggiungibile grazie a farmaci sempre più efficaci sui sintomi più invalidanti”.

Riferimenti bibliografici: 
(*)FRI 0099 - Pain reduction is associated with improved work productivity in patients with Rheumatoid Arthritis –K. Michaud , B. Zhu, C. Gaich, A.M. DeLozier, V. Arora, C. Dickson, J.S Smolen

(**) Worker Productivity Outcome Measures in Arthritis REUBEN ESCORPIZO, CLAIRE BOMBARDIER, ANNELIES BOONEN, JOHANNA M.W. HAZES, DIANE LACAILLE, VIBEKE STRAND, and DORCAS BEATON . (J Rheumatol 2007;34:1372–80) 
TAG: artrite reumatoide, dolore, rigidità, fatica, produttività, lavoro, assenteismo, presenteismo, RA-BEAM, baricitinib, Januschinasi, EULAR, reumatologia, ANMAR, 

(*) Il programma di sviluppo di baricitinib include diverse tipologie di pazienti, tra cui:

  • Pazienti non trattati o trattati in modo limitato con farmaci antireumatici convenzionali modificanti la malattia (cDMARD) ( BUILD)

  • Pazienti naïve ai farmaci biologici antireumatici modificanti la malattia (bDMARD (BEGIN)

  • Pazienti con risposta insufficiente o intolleranza a cDMARD, come il metotrexato (MTX) (

    BEAM)

  • Pazienti che avevano sperimentato una risposta insufficiente o intolleranza ad almeno un bDMARD, inclusa una risposta insufficiente o intolleranza ad almeno un inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNF) ( BEACON)

I pazienti che avevano completato uno studio di fase III erano eleggibili per l’arruolamento in uno studio di estensione a lungo termine. ( BEYOND)

Informazioni sull’Artrite Reumatoide

L'artrite reumatoide è una malattia autoimmune caratterizzata dall'infiammazione e progressivo danno articolare. Nel mondo sono oltre 23 milioni le persone che soffrono di AR. In Italia la prevalenza è stimata in circa 0,5% della popolazione. La patologia interessa prevalentemente le donne con un rapporto di 3 a 1 sugli uomini, con un picco di incidenza nella quinta decade di vita, benché siano disponibili evidenze di un esordio anche più precoce della malattia.

I pazienti e i medici indicano che esiste un'opportunità importante per migliorare la cura dei pazienti. L'attuale trattamento dell'AR comprende l'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARDs), come il metotrexato, e farmaci biologici che hanno come obiettivo i mediatori coinvolti nella patogenesi dell'AR.
Le manifestazioni cliniche della malattia portano a disabilità nell’80% dei casi e la sopravvivenza è ridotta di alcuni anni. Molti studi hanno dimostrato che la mortalità è più alta nei pazienti con AR quando questa viene confrontata con il tasso atteso nella popolazione generale.

La malattia risulta debilitante a tal punto che si registrano ricoveri dovuti alla patologia stessa ed alle comorbidità ad essa correlate. I costi indiretti dovuti alle prestazioni previdenziali erogate, alle perdite di produttività dovute alle assenze dal lavoro del paziente e dei familiari risultano pari a 4.183 Euro (il 31% del totale) per un numero medio annuo di 65 giornate di assenza.

Eli Lilly and Company

Lilly è un’azienda leader globale nel settore sanitario che coniuga la cura dei pazienti alle scoperte, al fine di migliorare la vita delle persone di tutto il mondo. Fondata oltre un secolo fa da un uomo impegnato nella realizzazione di farmaci di alta qualità che rispondessero a esigenze reali, l’azienda è tuttora fedele a questa mission in tutte le proprie attività. Il personale di Lilly in tutto il mondo lavora per scoprire e mettere a disposizione delle persone che ne hanno bisogno farmaci in grado di cambiare la vita, per ampliare le conoscenze e migliorare la gestione delle malattie, e per contribuire al benessere delle comunità attraverso attività filantropiche e di volontariato. Per ulteriori informazioni su Lilly, consultare i siti www.lilly.com e 

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